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50° anniversario della nomina di Mons. José Maria Serrano a Prelato Uditore della Rota Romana

Il 25 marzo 1970 Mons. José Maria Serrano veniva nominato Prelato Uditore della Rota Romana. 

Riportiamo volentieri un suo scritto che ci ha inviato per l'occasione.


 

Rota romana.

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Auguri! Oggi ricorre il cinquantesimo anniversario della mia nomina a Giudice della Rota Romana. Sembra come se il 25 marzo fosse stata una data scelta per me. Lo ricordo come fosse ieri. A metà mattina mi hanno chiamato dal giornale per darmi la notizia. E devono essere stati sorpresi dal fatto che non sapessi nulla. Ma così è stato: non si erano sentite né voci né nei suggerimenti, né in nessun commento dal quale venisse fuori la possibilità di una tale nomina. Ho risposto di chiamare l'Arcivescovo, ma egli era perplesso quanto me. Apparentemente le vacanze di Pasqua - era il mercoledì santo - avevano ostacolato e interrotto i soliti canali di comunicazione tra Roma e le periferie. Fin qui l'aneddoto celebrativo.

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La Rota romana è un antico Tribunale, che ha sempre esercitato la giurisdizione nel nome e con il potere del Papa. Nel tempo,  il nome di "Rota" è stato attribuito alle tradizioni più diverse: una tavola rotonda attorno alla quale si disponeva il collegio per amministrare la giustizia; un altra tavola, questa volta in pietra (porphyretica) collocata nell'atrio della Basilica di San Pietro; la forma dei rotoli con i riassunti dei processi, ecc. Dato il carattere supremo e universale di tale giurisdizione, inizialmente non era chiaro se si trattasse di decisioni strettamente giudiziarie o di concessioni di "grazia". Ma già nel XII secolo e specialmente nel XIII secolo, l’incarico degli Uditori delle Cause di S. Palazzo  divenne stabile e con ordinaria  giurisdizione, seppur papale. Mi è sempre piaciuto il titolo di Uditore di Rota che ci fa pensare ai nostri vecchi cancellieri, che ascoltano i reclami e amministrano la giustizia.

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Nel corso del tempo, alla Rota sono stati conferiti poteri peculiari sia dall'ex Congregazione del Consiglio nella sua attività giudiziaria sia dallo Stato Pontificio che aveva il potere temporale. Più tardi, ancora in occasione della scomparsa della giurisdizione civile del Romano Pontefice, la Rota cessò il suo incarico (siluit). E fu Papa Pio X nella riforma della Curia romana a conferire alla Rota il suo carattere specificamente giudiziario, riservando alle Congregazioni la competenza solo amministrativa (1908). Tale era la Rota quando sono entrato a farne parte. Sono finite le gloriose tradizioni dei presidenti di Castiglia e Aragona, ma la Spagna ha sempre avuto, ed ha ancora, due Uditori nel Collegio. Quando sono arrivato in Rota era utilizzato rigorosamente il latino e si insisteva abbastanza sulla citazione della giurisprudenza e degli autori qualificati. Successivamente molte cose sono cambiate e la legislazione di Papa Francesco ha orientato la legge matrimoniale canonica verso una maggiore vicinanza alla realtà esistenziale.

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Mi sono soffermato un po' nei fatti storici, ma ne valeva pena. Tuttavia, penso sia più importante un riferimento, anche se succinto e frettoloso, a ciò che considero caratteristico della mia presenza nella Giurisprudenza Rotale: potrebbe essere interessante notare che le fonti dell'attuale Diritto Canonico (1983), relativamente al can. 1095, numero tre, includono due sentenze coram Serrano una del 3 Aprile 1973 e un' altra del 9 luglio 1976 .

Curioso. Il mio grande e umile maestro, il mio predecessore al Tribunale di Valladolid, era un giudice che è vissuto tra due testi normativi fondamentali: il monumentale Ius Decretalium che in qualche modo trascinò la sua validità dal Medioevo fino al primo Codice di Diritto Canonico del 1917.

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Sono stato anche io, in misura molto più modesta, un uomo tra i due Codici, dal 1917 al 1983, e per sino a Roma! La nuova legge ci diede uno strumento di interpretazione privilegiato: il Concilio Vaticano II.

Credo che sia una testimonianza della mia fedeltà alla lettera e allo spirito della legge, che tutte le sentenze coram Serrano sull'incapacità siano illuminate dalla luce del Concilio, in particolare dalla sua splendida Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo di oggi, "Gaudium et spes".

Era già molto incoraggiante il fatto che, tra così tanti grandi problemi del mondo, il Concilio si fosse soffermato con così tanta considerazione sul matrimonio e la famiglia. Un invito necessario ad arrendersi alla scommessa di gioia e speranza nell'analisi e nel riconoscimento del patto coniugale.

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Da qui due conclusioni: il matrimonio non è un "contratto". Nonostante tutta la zavorra tradizionale e tecnica, il Concilio non ha attribuito nemmeno una volta all'alleanza nuziale, concetto biblico e cristiano, il nome di "contratto", che persino fin dalle sue radici suggerisce conflitti ed interessi sia individuali che in opposizione.

Pertanto, nelle mie decisioni di Uditore, una denominazione così erronea e sbagliata come quella di contratto coniugale è stata deliberatamente evitata.

Il secondo punto, è che il consenso coniugale è un patto profondamente totale, che impegna le persone nella loro integrità e nella loro decisione definitiva.

Sono convinto che le relazioni interpersonali - e molto di più con le caratteristiche del matrimonio - non si evolvano mai in senso orizzontale, ma a spirale: sono sempre più perfette o più deteriorate.

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Dove si trova il profondo fondamento dell'empatia, del vero amore coniugale? Traggo questo pensiero conclusivo da una profonda osservazione di un fenomenologo francese: quando nella coppia umana uno/una dice all'altro/altra: "Ti amo così tanto che darei la mia vita per te" può stare esprimendo un sentimento soggettivo senza alcun riguardo alle aspettative comuni. È un problema che riguarda l'essenza coniugale.

Come il resto degli organismi curiali, oggi anche la Rota non mantiene il nome che aveva, Sacra Rota Romana. Eppure i fedeli non sanno come farne a meno: dicono ancora Sacra-Rota.

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Voglia Dio che sia sempre così nello spirito e nella verità.

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Roma, Annunciazione, 25 marzo 2020

 

Jose Maria Serrano

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Curriculum di Mons. José Maria Serrano

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